Questo fine settimana ho visitato una valle che non conoscevo, e ne sono rimasto piacevolmente colpito. Si tratta della valle sopra l’abitato di Lappach/Lappago, che dista circa una ventina di km dalla ben più nota località di Riva di Tures.
Non si trovano molte relazioni delle cascate che si formano qui, soprattutto su internet e sui social network, e questo ci ha permesso di godere di ampi spazi senza l’affollamento che si registra ormai ogni fine settimana nelle mete più blasonate.

L’occasione per conoscere questi posti è stata l’uscita di 2 giorni del corso cascate della mia scuola di alpinismo, con la quale abbiamo condiviso la meta e una serata di abbuffate e goliardia, ma rispetto al quale eravamo autonomi come linee di salita. La cosa più bella di questa esperienza è stata legarmi in cordata con gli aspiranti istruttori di quest’anno, visto che solo qualche mese fa ero io a legarmi con degli istruttori per imparare meglio le varie tecniche da usare in parete. Spero di essere stato loro d’aiuto: sicuramente ci siamo divertiti a scalare delle cascate molto estetiche, specialmente domenica!

La foto qui sopra, infatti, dovrebbe parlare da sola…
Se vi state chiedendo perché io non abbia proseguito dritto, è presto detto. Ho cercato di evitare le candelette -parecchio fragili- che caratterizzavano quel tratto, su suggerimento di un mentore e amico. Anche così, il tiro risulta divertentissimo, con uno strapiombo abbastanza tecnico prima di arrivare alla sosta nella grotta, su ottimo ghiaccio. Solo preparatevi a una gran doccia fredda, nel vero senso della parola!Ne viene fuori un tiro che, a detta di persone più esperte di me, potrebbe essere valutato di 5 grado. Il che sarebbe una gran festa, dato che si tratterebbe del mio primo quinto in cascata!
Attenzione però, che i gradi in cascata sono sempre un’indicazione di massima, spesso imprecisa e da valutare sempre cum grano salis (qui un articolo ben scritto, da Sua Maestà Will Gadd)
Il sabato, invece, abbiamo affrontato una salita la cui parte più dura è stata… trovarla!
Eppure si vedeva fin dalla strada, ma poi è scesa della nebbia e non siamo più stati in grado di vederla, impiegandoci quasi due ore a capire che era la prima colata che avevamo raggiunto (ma che non ci sembrava giusta) invece dei 30 minuti necessari. Fa parte del gioco, ed è stata una bella camminata per boschi innevati, che dopo la settimana in ufficio è quello che ci vuole per ritrovare una dimensione più umana. E così anche girare per boschi (perdersi mi pare eccessivo) e piani innevati non ci ha demoralizzato, anzi!
A ogni modo, dovrebbe chiamarsi “Cascata della Centrale Elettrica”, o qualcosa del genere. (ndr 28.2.2017: trovata, si chiama “Gran Cascata di Lappago”, guida Ghiaccio Verticale di F. Cappellari). Molto evidente dalla strada, corre a destra di una condotta elettrica, e si sviluppa con un primo risalto di circa 40-50 m di 3+, 150 m di conserva sul 1-3 a seconda della linea, un tiro di circa 50 m con impennata finale a 80-85° (una guida tedesca, di cui riporto la foto, lo indica come 5, io sono stato a sinistra come da tracciato e, nonostante il ghiaccio fosse abbastanza delicato, non direi che supera come difficoltà il 4+) e un ultimo tiro facile col quale collegarsi a un sentiero di discesa (sulla destra orografica) ottimamente attrezzato.
Spero che queste foto riescano a comunicarvi la gioia con cui ho arrampicato in questo week end, e magari che possano tornarvi utili qualora decideste di fare un salto: ne vale la pena.
Buone arrampicate, state attenti e divertitevi!